
16 Feb A COLORI
Una mostra collettiva che vede protagonisti quattro artisti, ognuno con una visione unica e personale dell'uso del colore come mezzo espressivo.
Sabato 22 febbraio la Galleria il Sole inaugura la Collettiva A COLORI che riunisce 4 artisti con percorsi e ricerche differenti.
Scegliere “il colore” come tema di una mostra collettiva può dare vita a un’esperienza artistica intensa e multi-sfaccettata in cui ciascuno racconta emozioni, tensioni e visioni personali; è un tema universale e potentissimo, che permette di esplorare infinite interpretazioni e trasformare spazi ordinari in mondi vibranti.
Le opere di Alessandro Casetti sono “deflagrazioni cromatiche”, vortici di forme e materie che si confondono e si separano, dando vita a universi di bellezza mai compiuta, che sembra destinata a mutare sempre, sospinta da forze contrarie che ne alterano i contorni. Il rimando alla complessità del mondo psichico, con i suoi echi, i suoi desideri, aspirazioni e paure, si espande sulla superficie pittorica prendendo la forma di mappe concettuali dell’anima.
Il colore nelle “città ideali” di Valeria Ferrari è l’elemento fondamentale che da forma a case e palazzi, cupole e piazze. Le stratificazioni cromatiche ne evocano il caos, la vitalità, il ritmo e la memoria: un vibrante mosaico di forme geometriche e colori che si intrecciano armoniosamente in un luogo senza tempo, onirico e sognante. Le strade sono linee sottili, ondulate o rette che collegano edifici che non seguono le regole della gravità, mentre il cielo è attraversato da fluttuanti mongolfiere.
L’intera scena sembra galleggiare su uno sfondo indefinito, come se la città esistesse in un sogno, sospesa tra la realtà e l’immaginazione.
Il mondo di Marco Ferri nasce dall’urgenza di reagire all’efficienza del nuovo attraverso la creazione di patine e colori che sembrano conservare e custodire la stratificazione del tempo, rivelandola in superficie. Marcello Carriero si spinge a parlare di “minimalismo archeologico” cogliendo il legame vivo con la pittura romana antica. Lo spettatore viene colto da un curioso stupore di fronte ad una enigmatica superficie monocroma, “ci accorgiamo che anche un colore puro può essere visto come plastico o iconico a dimostrazione che per via dell’astrazione ci leghiamo ad un particolare grado di attenzione”.
Le opere di Federico Pinto Schmid rappresentano forme geometriche che si intersecano, come cerchi, linee spezzate e curve sinuose, che evocano scene dinamiche. I colori sono intensi, vivaci e brillanti, la pennellata non è mai caotica: ogni dettaglio segue una logica armonica, come se l’artista avesse orchestrato il movimento seguendo un ritmo musicale. La sua arte astratta si compone di demarcazione, corposità e cromatismi variabili che trasmettono un senso di energia, leggerezza, come se rappresentasse l’essenza stessa del movimento e dell’armonia naturale.